1. L’amore tra Alchimia e Ierogamia
L’amore, raccontato dai tempi della poetessa Saffo come eros che si abbatte sulle querce, è quel sentimento di fuoco che brucia la nostra anima, ci scuote, ci rinvigorisce e a volte ci fa soffrire.
Il sentimento amoroso è sempre stato il tema centrale dei più grandi poeti della storia come Alda Merini, Charles Baudelaire, Antoine De-Saint Exupéry e così via.
Nell’Alchimia, l’amore assume un ruolo totalitario, come la fiamma che proviene da due corpi diversi e si completa a vicenda, dando origine alle cosiddette fiamme gemelle.
Nella cultura alchemica, infatti, si fa sempre riferimento al tema delle fiamme gemelle, ovvero parti scisse della nostra anima che si ritrovano in un’altra persona, designando quell’amore sacro o Ierogamico.
La Ierogamia, infatti, rappresenta le nozze mistiche, il matrimonio sacro tra un Dio e una Dea, la misterium coniunctionis, l’unione tra due personalità totalmente opposte ma allo stesso tempo complementari.
Un esempio di nozza Ierogamica si ha durante il risveglio della Kundalini, del serpente sacro che giace in noi.
Kundalini è un serpente (dormiente) arrotolato per tre volte a livello del coccige, dove vi è il chakra muladhara che rappresenta il legame spirituale con la terra, con le nostre radici e la sacra sessualità. In Muladhara, primo Chakra, vi è Shakti.
Una volta che Kundalini si risveglia, il suo corpo si allunga e risale attraverso gli altri Chakra (canale chiamato Sushumma) sino ad arrivare al capo sommitale, dove vi è l’unione tra Shiva. Questo rappresenta la nozza mistica tra Shakti e Shiva,
L’amore, dunque, permette all’uomo di sperimentare nuovi stati della coscienza e arrivare ad un nuovo stato della coscienza stessa, quella universale.
Un esempio di congiunzione tra gli opposti si ha anche negli Archetipi Anima e Animus di C. Gustav Jung, come precedentemente accennato in un altro mio articolo.
L’Anima rappresenta l’archetipo femminile nel soggetto di sesso maschile e l’animus l’archetipo maschile nel soggetto di sesso femminile, come lo Yin e lo Yang.
2. Aspetti Biochimici dell’amore e dipendenza affettiva
L’amore è sì un sentimento ultraterreno e irrazionale, ma ha anche una valenza dal punto di vista biochimico.
Quando una persona si innamora, infatti, si assiste ad una tempesta ormonale mediata da alcuni neurotrasmettitori (molecole responsabili della trasmissione dell’impulso nervoso).
Gli ormoni che vengono prodotti sono la serotonina (ormone della felicità), la feniletilammina, la dopamina e la noradrenalina.
Tutta questa tempesta ormonale ci dà eccitazione, appagamento e soddisfazione ma, a volte, può scatenare il processo di dipendenza affettiva, quasi come una droga.
La dipendenza affettiva si ha quando viene a meno l’amore per noi stessi spezzando quel legame di complementarità ( e non sostituzione) con l’altro.
Spesso la dipendenza affettiva si ha con i soggetti narcisisti, con chi non è capace di amare.
Il narcisista è manipolatore, bugiardo, subdolo e vuole tutto sotto il suo controllo.
La sua insicurezza è la scintilla che porta l’instaurarsi del carattere tossico e violento.
Il soggetto narcisista istrionico ama essere al centro dell’attenzione, manifestando assoluta teatralità e somatizzando patologie o malori che non esistono.
Queste personalità, infatti, hanno una forte paura per il rifiuto e tendono ad assorbire le energie per gli altri.