“Dal non essere non può venire l’essere”. L’asserzione secondo cui il principio primo sia stato una contingenza, ovvero che derivi dal nulla, è priva di fondamento.
Neppure è possibile determinare l’origine dell’Universo da una casualità, in quanto il principio primo, se da sempre esiste, comporta per sua necessità ontologia l’esistenza atemporale e quindi un’immobilità di cambiamento: in altri termini, come è possibile che una entità eterna (e quindi senza tempo) che da sempre esiste, abbia cambiato e dato origine al cosmo?
Il Big Bang è affascinante, ma è un peccato che solo pochi si occupino di filosofia logica applicata alla cosmologia. Per il pensiero indiano, così come riportato nel Veda, in principio non esisteva ne l’essere ne il non essere. Questo lo spiega motivando che il concetto di essere di un ente presuppone per forza il suo contrario (A non è B), ma ciò lo considera contraddittorio in quanto il nostro concetto di ente è limitato e non adatto a un concetto di un essere da sempre esistente (che non includa il suo contrario, ovvero il non esistente).Si potrebbe dire che in principio esisteva solo il principio logico dell’essere (nel senso nuovo del termine) senza il non essere: A = A.
I quesiti aperti poc’anzi sono in definitiva:
1) Come sia possibile che l’entità eterna originante il cosmo, se da sempre è dovuta esistere, a un certo punto abbia cambiato il suo modo d’essere scatenando l’originato; in quanto un cambiamento nell’eternità temporale è contraddittorio. Si può parlare in questo caso di “autonomia”, “volontà” o “intenzione” dell’ente?
2) Di che natura reale sia stata questa entità logica.
Il quesito derivato: Se la conoscenza di Dio sia gnoseologica o epistemologica.