Esperienze personali nei Licei

La mia esperienza con la filosofia al Liceo

    Il primo incontro con la filosofia a Liceo è stata una catastrofe. La Professoressa aveva problemi personali, si stava separando dal marito e, in ogni caso, la frustrazione nelle scuole italiane, al tempo, era all’ordine del giorno. I professori sottopagati, lavoravano a ritmi devastanti, con responsabilità spesso onerose e allievi difficili. 

    Mi ricordo che cominciammo con Platone. E poi continuammo con tutti i grandi della filosofia occidentale. Aristotele, Cartesio, Leibniz, Spinoza, Kant, Hegel, Nietzsche, Marx. Lei era completamente persa. Si limitava a leggere il manuale e si aspettava che ripetessimo più o meno le stesse cose. 

    Io facevo domande. Tante, forse troppe. Il soggetto mi chiamava. In un certo senso, addirittura, mi innervosiva. Ricordo di essere stata molto arrabbiata con Nietzsche, politicamente. 

    Il punto che mi infervoriva era la sua idea sulla compassione e sulla debolezza umana. Al tempo, pensavo che fosse dannoso credere che se all’essere umano fosse concessa la compassione, non ne avrebbe tratto alcun giovamento. Anzi, la compassione lo avrebbe sminuito. C’era qualcosa che sentivo tragicamente vero in quell’idea, al punto che, forse, ripensandoci, ero arrabbiata con la Professoressa perché tutti ne provavano compassione. 

    Continuai con le domande. Serviva a poco, ma serviva a me. Finì col pensare che avrei scritto il mio lavoro di maturità in filosofia. Qualcosa continuava a chiamarmi. Ne parlai con mio padre, che flirtava con la filosofia da tutta la vita. Lui mi propose di leggere Adorno. "Leggi Minima Moralia", mi disse. Minima Moralia era un testo troppo difficile per me. Non capivo tutto e non sono neanche sicura di capire se quello che capivo lo capivo davvero. Ma ebbe l’effetto di farmi sentire a casa. In qualche modo, percepivo di pensare e di leggere “pensiero”. 

    Questo fu il vero e proprio inizio. A partire da quel momento presi a divorare di tutto. Più leggevo, più volevo leggere, più sapevo, più volevo sapere perché – certo – sapere era una nozione così sfuggevole. Fu così che mi decisi di iscrivermi a filosofia all’univerisità.