250 anni dalla nascita di Beethoven

Sul ruolo della musica nella società

Intervista esclusiva a Emanuele Torrente

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    Intervista al Maestro Emanuele Torrente, intellettuale, compositore e chitarrista classico fiorentino (a cura di M. C. Roggo)

     
    MR - Maestro Torrente, Lei è un artista piuttosto conosciuto in Italia, con concerti, pubblicazioni in Germania, interviste e apparizioni in TV. Lei ha pensato molto al significato e all'importanza della musica, che si riflette nei dieci punti del Suo manifesto musicale. A chi si rivolge con il manifesto?
     
    ET - Direi che mi rivolgo all'umanità intera; che si svegli e inizi finalmente a capire l’importanza della Musica nei secoli a lungo negletta.
     
    MR - Se riassumesse i dieci punti del manifesto in una frase chiave, in una frase facile da ricordare, quale sarebbe quella frase - questo slogan, per così dire?
     
    ET - La Musica è Parola di Dio.
     
    MR - Vorrei iniziare con un pianista che ammiro da quando sono ragazzo. Arturo Benedetti Michelangeli ha detto che la musica non è tanto parlare e pensare, ma un'esperienza condivisa al di là di qualsiasi argomentazione. Quasi un incontro di famiglia spirituale. Il Maestro Torrente avra un'opinione diversa, senza dubbio, ma ci dà una prima reazione a questo pensiero.
     
    ET - Non sono assolutamente in conflitto con questa idea. Il pensiero verbale è del tutto subordinato a quello svolto in parametri musicali. E nel Manifesto a cui Lei si riferisce esiste un punto assolutamente agguerrito su quest’aspetto. Questo non significa che noi esseri dotati di raziocinio esposto a parole, proclamiamo la superiorità della Musica sulla parola e poi tacciamo. Sarebbe troppo facile. Da par mio trovo divertente, nei limiti propri di carattere ontologico delle parole, anche argomentarlo e dimostrarlo.
     
    MR - Con questo torniamo a due punti del manifesto: la musica è più che gioia e distrazione. È un mezzo per capire meglio il mondo in cui viviamo. Per favore, chiarisce per noi il contrasto con il credo di Michelangeli.
     
    ET - Tra la gioia e la distrazione c’è un abisso. Ma è contro l’entertainment a tutti i costi in cui la musica oggi viene ridotta e umilata che ho opposto la “seria comprensione del Mondo” del Manifesto.
    Non perché io sia contrario al divertimento leggero di canzoni pop, o alla musica come diletto. Io amo le canzoni pop belle. Meglio una bella canzoncina che una brutta sinfonia. Nella città di Gesualdo in una tavola insieme ai migliori polifonisti europei sostenevo che il miglior compositore del ‘900 fu Micheal Jackson e anche se sembra una provocazione in realtà non lo è. Dentro quella serietà che però io privilegio rispetto alla musica leggera a tutti i costi, si cela però la Gioia di cui prima.
    Per quanto riguarda Michelangeli credo che generalmente tra i miei e i suoi punti di vista non ci sia una divergenza come Lei pensa. Non mi pare che egli abbia lasciato scritti o trattati sulla sua poetica e se lo ha fatto andrò a documentarmi. Però da come lo conosco io, nello stile pianistico umano e nelle vicende biografiche, mi sembra assolutamente consone alle mie tesi.
     
    MR - Parliamo un po' del modo di pensare e di conoscere la musica, come Lei ha scritto nei punti 2) e 6). Come Lei farebbe la differenza tra il modo di conoscere della musica rispetto alle discipline scientifiche? Semplicemente emozioni contro intelletto, o fede contro scienza, o come?
     
    ET - La Musica è Scienza, lo è sempre stata e sempre lo sarà da Pitagora e le sue divine matematiche al Quadrivium insieme ad aritmetica, geometria ed astronomia a Johann Sebastian Bach. Essa contiene i più alti contenuti emozionali, intellettuali e spirituali. Le dicotomie da Lei sollevate nella musica si risolvono tutte e coagulano nel pensiero concreto dei suoni.
     
    MR - Ebbene, se la musica non è pensiero astratto, ma "pensiero concreto", pensiero vivente, in cosa differisce da esperienze mistiche e religiose? Ho in mente il teorema di Pitagora: è possibile capirlo e testarlo, ma è anche possibile apprezzarlo come segno di armonia, come qualcosa di bello e significativo - un simbolo pieno di significato. Questo apprezzamento non sarebbe adirittura mistico, piuttosto una forma razionalizzata di misticismo. Ma questo è il mio pensiero. Qual è il Suo?
     
    ET - Religiosità e raziocinio non confliggono affatto. Provi a leggere la Somma Teologica di Tommaso d’Acquino e se ne accorgerà. In questo senso il mio pensiero segue quello del filosofo benedettino con il quale tra l’altro condivido la zona natìa del basso Lazio. Detto questo il vero misticismo si nasconde nelle piccole cose anche quelle nascoste e impensabili. Gesù dice alza la pietra e io sarò lì. Quel punto del manifesto vuole sottolineare che attraverso lo studio della musica io miglioro il mio portamento, la mia postura, i miei gesti. La mia deambulazione più pratica e le componenti meno sottoposte al vaglio filtrante del raziocinio subiscono invece la profonda influenza della musica.
    Quando il giovane Marx, nei suoi manoscritti economico filosofici del 1844, si scagliava contro Hegel perché da par suo la sua filosofia era carente della "praxis" avrebbe fatto meglio a studiare musica così ci saremmo risparmiati i deliri ateo-comunisti storico-materialistici che furono impugnati da migliaia di violente menti ottenebrate negli anni successivi. La Musica dunque è filosofia pratica per eccellenza che non confligge con la mistica. Quello che aggiungo io ai mistici religiosi è la conoscenza della musica che è stata da loro trascurata per ragioni storiche. Provi a confrontare la mole di un manuale di storia dell’ arte, storia della filosofia o della letteratura con un manuale di storia della musica e scoprirà che la musica è una disciplina neonata.
     
    MR - Al punto 6) Lei ha scritto che non ci dovrebbe essere una rottura tra arte, scienza ed educazione. Tutto è qui per preparare i giovani a diventare cittadini buoni e responsabili (mia parafrasi del punto). Puo approfondirlo? Cosa significa in pratica?
     
    ET - Significa che un ruolo essenziale completamente ignorato è la profonda influenza etica della musica. Si parla sempre della sua estetica ma mai della sua etica. Perché?
    Provi a leggere il De Musica di Plutarco. La società atenea vietava modifiche musicali del sistema modale pitagorico-aristossenico. Era un affare di polizia. A modifiche arbitrarie corrispondevano possibili comportamenti arbitrari e quindi pericolosi da parte dei cittadini. Ha idea di cosa significhi questo? Che a musica grulla, ovvero quella dispensata oggi generosamente a tutto il mondo, corrisponde un cittadino grullo.
     
    MR - A un livello più generale: qual è il rapporto tra etica ed estetica, quando parliamo di arte musicale e musica popolare più o meno commerciale? L'arte per l'arte, o l'arte per il progresso sociale? Forse la domanda va posta diversamente, vediamo.
     
    ET - Sono convinto che molta musica spregevole inculcata da pochi criminali che si arricchiscono smisuratamente alle spalle di giovani ingenui che si lasciano pilotare dalle loro logiche perfide di marketing del peggior capitalismo, andrebbe distrutta in origine. Anzi, a dirla tutta non dovrebbe essere proprio concepita. Le tenessero per i loro figli le musichine scialbe e orrifche che invadono le radio di tutto il mondo! A musica orrifica andrebbe sostituita quella orfica, un alimento sano per lo spirito umano.
     
    MR - Ciò riguarda l'industria dell'intrattenimento in generale. La musica commerciale è solo un aspetto di essa. Inoltre, persone diverse desiderano cose diverse. Quindi abbiamo il lato intellettuale nascosto della musica, e il suo aspetto etico, trasmesso al pubblico dai musicisti e dall'industria musicale. Presumo che questo argomento "pensiero ed etica" sia valido per tutte le arti, anche per la scultura e la pittura, o per il cinema, no?
     
    ET - Direi proprio di si, caro sig. Roggo, sarebbe valido per tutte le arti. Anche se la musica non è solo arte e quindi per lei a maggior ragione andrebbe applicato un attento vaglio.
     
    MR - Un termine che oggi va di moda è "consapevolezza" (mindfulness). Niente di nuovo sotto il sole, esisteva già ai tempi di Socrate, con un'enfasi sull'autodisciplina, non sulla psicologia come oggi. La bontà viene dalla testa. Nella tradizione cristiana la bontà viene dal cuore, si può dire. Se prendiamo quella parola "consapevolezza", Le dà ispirazione per parlare un po 'della relazione tra sentimenti e pensieri, questo in vista del Suo manifesto sulla musica, e anche de la convinzione di Michelangeli?
     
    ET - Sa, i termini che vanno di moda sono atti a distruggere la riflessione più che stimolarla. Ho proprio un’ allergia ai termini che vanno di moda e non si sa da dove spuntano se non dalla fucina di noiosi e annoiati intellettuali contemporanei. Faccio degli esempi vecchi e nuovi solo per deriderli e provare tenerezza per loro: “tolleranza”, “resilienza”, “sovranismo”, “buonismo", “scienze umane” ecc. Glissiamo sulla prossima domanda, come diceva quattrocchi dei Puffi, un po’ il modello di questi intellettiuali, “che è meglio”.
     
    MR - Bene, allora parliamo di musica leggera, cioè musica leggera e musica seria. Diciamo per il bene dell'argomento che ci sono due tipi psicologici di musica: musica di distrazione e musica di concentrazione (o di contemplazione). Affermando questo per l'argomento, potremmo anche parlare di musica commerciale e di musica autentica che sorge "direttamente dall'anima", o simili distinzioni. Maestro Torrente, ci spiega che tipo di unità vede in questo - tutti i tipi di musica fatti per tutti i tipi di scopi.
     
    ET - Bravo sig. Roggo, mi piace molto questa direzione di esplorazione! Distrazione e concentrazione, una distinzione molto interessante - sounds good to me. Quello che voglio aggiungere è che dietro il serio o il faceto, il commerciale e l’ incommerciabile nella musica c’è sempre il Bello, e il Bello talvolta manca nella musica “concentrata" e la trovi nella musica “distratta”. Se i concentrati devono essere i colti del ‘900 tipo Schoenberg, Nono, Berio, Stockhausen e soci della Banda Bassotti, meglio la musica distratta tutta la vita. Viva i Beatles!
     
    MR - Con questo arriviamo al punto 3) del manifesto. Alcuni credono che la lingua sia tutto e che tutto possa in qualche modo essere paragonato a una lingua. In quel modo affermerebbero che la musica è un linguaggio, forse il "linguaggio della pace e dell'amore", se ricordiamo John Lennon e gli hippie di cinquant'anni fa. Se la musica è più di un'altra forma di linguaggio e di comunicazione, che cos'è allora secondo Lei? Non scienza esatta, non comunicazione esatta, quindi che altro?
     
    ET - Le parole e le domande ben ragionate come le Sue sono veramente ben gradite e mi sforzo di essere telegrafico quando invece bisognerebbe argomentare molto a lungo. Mi permetta a questo punto di andare oltre ed essere dunque lapidario: (a) La musica non è linguaggio. (b) Figuriamoci se può dunque essere linguaggio dell’amore, dell’odio o altre farneticazioni simili. (c) Rispetto alle sue ultime domande ribadisco il motto di cui prima: la Musica è Parola di Dio. Ovvio che qui si parla di Musica con la M maiuscola. Dunque (d) la Musica sì, è una scienza esatta: è scienza esatta dello scibile umano matematicamente misurabile e conoscibile in parametri musicali. La gnoseologia della musica in questo senso è una nuova disciplina di mia invenzione tutta da scoprire.
     
    MR - È quello che proviamo die fare in questa conversazione, caro Maestro. Un altro argomento molto importante è la posizione sociale dei musicisti e degli artisti (possiamo aggiungere anche degli scrittori e dei filosofi). Molte persone hanno sentimenti ambigui nei confronti di persone come noi: da un lato ammirano il talento e l'audacia, dall'altro tendono a ignorare la quantità di apprendimento e lavoro necessari per ottenere qualcosa alla fine - un granello di verità o una goccia di bellezza. (Personalmente, ho sentito il massimo rispetto da persone asiatiche e da persone più giovani di me.) Il Suo punto 5) nel manifesto crea una connessione interessante tra il rispetto per la musica e il rispetto per i musicisti. Due aspetti dello stesso problema. Per favore approfondisce questo.
     
    ET - Il manifesto che ho scritto ha proprio il preciso intento di svegliare le società, altrimenti avrei scritto un’ epistola ai musicisti, un romanzo storico musicale, una novella musicologica o un sonetto. La formula del Manifesto ha un preciso intento pratico, politico e sociale. Metto in chiaro subito un equivoco che genera ai più un Manifesto. I più lo considerano come un protocollo da firmare. Come quelli di quei ragazzi sottopagati che vanno in giro a chiederti di firmare per questo o quella vacua causa sociale, "una firma contro la droga”. O qualcosa di grandioso come “una firma per la pace nel mondo, per favore”. Non oso pensare quale vero fine abbia questa raccolta, ad ogni modo non c’è niente da firmare in un manifesto. La formula di un manifesto serve appunto a rendere tale, "manifesto", il pensiero di un individuo, come nel mio caso o di due individui come nel caso di Marx ed Engels o di un gruppo come nel caso dei futuristi fiorentini riuniti alle giubbe rosse, locale in cui ancora oggi vado prendere il caffè.
    In primis è solo questo e nulla più: la manifestazione inequivocabile e riassuntiva di come si sceglie di pensare e agire alla luce del sole, la sua sottoscrizione è qualcosa di secondario e marginale. Detto questo, la Musica come le dicevo poc’anzi è una disciplina neonata e dunque nei tempi attuali non se ne percepisce l’importanza questo lo dico anche per cercare di controllarmi e limitare le contumelie che lancerei senza difficoltà ai miei simili a me contemporanei. I pochissimi e confusi riguardi che si rivolgono a coloro che studiano e lavorano con la musica sono convinto che cresceranno nei prossimi secoli quando delle musichine attualmente alla moda si riderà e ci si vergognerà per leggi inesistenti che salvaguardino una categoria così preziosa per una comunità di Stato. Quando si dice che i geni sono avanti coi Tempi si commette un’ altro solito equivoco: sono i Tempi ad essere indietro rispetto a loro. Ma il vero musicista è uno che sa usare la spada, sa combattere; e Il mio Manifesto sarà una bella arma in più per tutte le future generazioni.
     
     
     
     
    MR - Passiamo alla Sua musica. Alcuni anni fa Lei ha composto e pubblicato un Madrigale a 5 voci su un testo di Hermann Hesse, appunto la sua ultima poesia. Voglio fare un giro con Lei: musica, letteratura, Italia, Germania, arte, fede, proprio il senso della vita. Raccontateci prima cosa Le ha dato l'idea di scegliere questo testo e di scrivere una composizione vocale basata su di esso: "Unruhevoll und reiselüstern / Aus zerstücktem Traum erwacht".
     
    ET - Quel madrigale è legato al "Principe dei Musici" Carlo Gesualdo e la sua città di 3500 abitanti che si chiama appunto Gesualdo in Regione Campania. Nel 2015 sono stato invitato dalle autorità cittadine per inaugurare la riapertura al pubblico del Castello principesco dopo 400 anni - può immaginare dunque il mio orgoglio e il mio entusiasmo. In quel frangente un mio amico insegnante universitario e cittadino gesualdino, mi passò l’ultima poesia di Hesse che venne scritta sotto l’influsso dei madrigali di Gesualdo. A quel tempo tenevo davvero tanto ad unire i caratteri così opposti ma così complementari della cultura Italiana e di quella tedesca. Tutti i migliori filosofi degli ultimi secoli da Kant in poi venivano da lì, per non parlare di cosa succedeva in quelle zone negli ultimi secoli in termini musicali da Bach a Wagner. Eppure la migliore cultura antecedente derivava dal mediterraneo latino. Intendo la sintesi della grandiosa cultura giudaico-cristiana passata per il fuoco pagano dell’Impero Romano. Tutto si svolse nelle calde acque mediterranee, cos’era successo nel frattempo? Quali erano le ragioni di una tale emigrazione dello spirito della cultura? Mi interrogavo e nel frattempo tentavo di ricucire questi strappi apparentemente insanabili. A prima lettura dunque sposai immediatamente l’idea di comporre un madrigale, un’arte tutta italiana, in lingua tedesca e dunque strutturalmente opposta a quella italiana. In quel periodo poi ero una scheggia impazzita attorno al mondo. Viaggiavo in lungo e in largo tra l’Europa e l’America. Il significato di quel primo verso mi colpì al cuore "Unruhevoll und reiselüstern” che tradurrei come "senza quiete, appassionato di viaggi". Era la mia poesia, e come Michelangelo doveva trarre e liberare i suoi Prigioni dai blocchi di marmo io dovevo liberarne la musica muta, imprigionata in quei versi magici.
     
    MR - Recentemente Lei ha fondato un ensemble vocale chiamato MadriX, un "gruppo polifonico contemporaneo", come viene descritto. Qual è l'idea? Una sintesi di tradizione e influenze moderne?
     
    ET - Dopo i deliri psicotici del secolo a mio parere più distruttivo dei 20 dalla nascita di Cristo, il ventesimo per l'appunto, del quale per fortuna ho potuto vederne solo la parte finale essendo nato nel 1978, e quindi molto dopo le due deflagrazioni mondiali, a perderci, a subirne gli influssi negativi musicali più nefasti è stato proprio il canto delle voci umane. Ho già sostenuto nelle mie edizioni del Laurentius Musikverlag a Francoforte (www.laurentius-musikverlag.de) che il gusto dell’orrido, della dissonanza gratuita a tutti i costi della seconda scuola di Vienna, che si riverbera ahimè ancora oggi virale e brutto, è inquadrabile oggi, senza dubbi e a conti e danni fatti, in un vero e proprio disturbo psichiatrico.
     
    MR - Si potrebbe dire che l'arte è diventata così astratta da spingere il pubblico tra le braccia della cultura pop. Molti amanti della musica sono diventati orfani ...
     
    ET - Sì, questo è sicuramente un effetto di quello che sto dicendo. Rimanendo nella cultura della psicologia tedesca storica (che studiai a fondo all’università), sarebbe bastata una bella diagnosi dell’allievo di Heidegger, Ludwig Binswanger (all'epoca uno dei più grandi psichiatri insieme a Jung, entrambi svizzeri) che scrisse belle pagine sulla dissociazione identitarie delle patologie nevrotiche e psicotiche, una bella ricetta a suon di antidepressivi e assistenza di recupero sociale e ci saremmo evitati quegli obbrobri scandalosi. Binswanger non agì così probabilmente perché la farmacopea del tempo e le assistenze sociali di salute mentale non era avanzata come quella attuale, ad ogni modo lei capisce che destrutturare, snaturare, invertire, disarmonizzare uno strumento musicale non è così difficile.
    John Cage, per dirne una, svuotava il cestino della monnezza su uno Steinway da 60 mila euro e lo chiamava "pianoforte preparato", e Le parlo tra gli esperimenti più riusciti perché in effetti a volte questa operazione non riusciva a scordare il pianoforte, ma si limitava a modificarne la timbrica in suoni buffi e talvolta anche gradevoli. Ma con la bibbia degli orrori, ovvero il manuale d’armonia di Schoenberg che studiai a fondo, evidentemente si mirava a scaricare autocarri di pattume direttamente sull’arte compositiva del pensiero musicale. La voce umana però è inviolabile in questo senso, pena dei veri problemi che dalla salute psichica compromessa in questi autori si sposta a quella fisica, fonetica, dell’apparato organico biologico e in quanto bio-logico persegue ragioni di vita e non di morte come quelle avanzate da quei poverini verso cui nutriamo tanta tenerezza e compassione. Però Schoenberg preso da queste logiche di Tanathos, avanzate nello stesso periodo storico da Freud con il libro al di là del principio del piacere, riuscì a teorizzare lo “Sprechgesang” ovvero quella tecnica favorita di chi è stonato come le bestie e allora prova a camuffare il canto non intonandolo, ma parlando e focalizzandosi sul testo.
    Il gruppo polifonico contemporaneo MadriX nasce e cresce per spazzare via tutte queste false ideologie del ‘900 che come sosteneva Walter Benjamin nel bellissimo pamphlet "Das Kunstwerk im Zeitalter seiner technischen Reproduzierbarkeit" finirono per estetizzare la politica come nel caso dei regimi fascisti o politicizzare l'estetica come nel caso dei regimi comunisti. Nel mio lavoro è inclusa la ricerca di esecutori molto preparati e dalla personalità indipendente. Ricerca tutti’altro che facile. In questi ultimi 20 anni ho avuto la sorte di trovare molti virtuosi e questa volta con la squadra MadriX l’alchimia sembra molto promettente. Proprio per questa alta carica individuale le voglio citare dalle frequenze basse alle alte i fondatori dell’ ensemble: Tommaso Corvaja, Maurizio Marchini, Anna Chiara Mugnai, Laura Andreini e Rachael Birthisel Stellacci. Il Madrigale di cui sopra ha già assunto sonorità inaudite, siamo pronti ad incidere, esibire e riversare al pubblico nuove armonie che riportano il canto nella sua naturale liricità e bellezza. Quel "bel canto" italiano dimenticato che ora ritorna. Italy is back!
     
    MR - So che Lei tiene all'Europa e ai rapporti tra Italia e Germania. Questo Madrigale è il Suo contributo, possiamo dire. Luigi Pirandello è un autore che mi piace da molti anni. Lui ha studiato due anni a Bonn (la città di Beethoven) e conosceva bene il tedesco. Credo che persone come lui stanno costruendo ponti tra due paesi e culture. Secondo Lei, cosa potrebbe fare l'Italia per rafforzare il rapporto con la Germania? E cosa dovrebbe fare la Germania?
     
    ET - La damnatio memoriae che ha coperto la cultura tedesca e italiana a cagion delle psicosi novecentesche di cui sopra è del tutto meritata. Come abbia fatto la Germania a buttare alle ortiche secoli di cultura con quel bischero di Hitler non si riesce a capire, se non inquadrando quei fenomeni come appunto parossistici e necrofilo/patologici. Ma non si creda che fu solo l'individuo Hitler colpevole di tutto. Io ravviso tendenze necrofile e “tenebrofile" in altri aspetti della cultura tedesca. Se il positivismo filosofico proprio delle culture anglosassoni rischia di distruggere il sano desiderio umano di metafisica e trascendenza, Il "negativismo" tedesco serioso, privo di umorismo, tutto proteso all'intransigenza e all'assenza di creatività spontanea è un'altra via contorta che smarrisce il poeta anelante quella diritta. Occorre però non buttare via il bambino con l'acqua sporca e rimettere insieme i pezzi del puzzle per avere un quadro chiaro della nostra situazione culturale e gnoseologica generale.
    Lei parla di Pirandello, il quale è erede di una tradizione siciliana che si riallaccia solo in parte a quella dominante toscana con l'esempio dantesco letterariamente insuperabile anche dopo 800 anni.
    Con la Sicilia c'è la Magna Grecia di mezzo e i greci erano l'unico popolo ad alzare il sopracciglio quando Paolo di Tarso veniva da loro ad annunciare che il Verbo si era incarnato ed era venuto il momento di mettere da parte il loro Logos insieme a tutto il loro politeismo. Alzavano il sopracciglio alcuni perché capirono subito che l'apostolo diceva il vero, tant'è che la sua bibbia esiste per prima in lingua greca, ma le dialettiche filosofiche di cui i greci erano campioni diedero sicuramente filo da torcere ai ragionamenti apodittici cristiani. Si ricordi poi che Agostino e San Tommaso corroborarono la verità monoteistica Cristiana solo grazie alle facondie intellettuali di Platone ed Aristotele.
    Poi lei mi cita Bonn, città in cui anche io ho vissuto perchè la mia ex fidanzata viveva lì. Da un punto di vista universitario ha un primato storico indiscutibile, la Germania ha tante città magnifiche tra le quali se vuole saperlo la mia preferita è Norimberga (seguita da Lipsia), ma non mi venga a dire che Bonn è una ridente e spensierata cittadina. Ora capisco perché Beethoven dopo esserci nato la lasció senza mai farvi ritorno o perché perché Schumann a un certo punto non ha retto e tentò ivi il suicidio tra le acque del Reno.
    Per quanto riguarda la domanda su cosa dovrebbe fare l'Italia per avvicinarsi alla Germania e viceversa, beh partiamo dalle basi, non fare come la mia ex che pretendeva di insegnarmi a cucinare gli spaghetti. Per quanto riguarda gli italiani che sono statisticamente delle capre che leggono solo le domande dei cruciverba d’estate in spiaggia senza sapervi ovviamente rispondere, beh, che si istruiscano e dialoghino intellettualmente con i tedeschi. Come coi greci ai tempi loro, ai tempi nostri, i tedeschi in questo non li batte nessuno.
     
    MR - Ricordo il nostro vicino di casa durante le vacanze in Italia che leggeva con gusto il periodico a fumetti "Topolino", e anche A. B. Michelangeli si divertiva a leggerli! Ma veniamo a qualcos'altro: Come valuta la relazione tra musica e testi come poesie o musica ispirata ad altre opere d'arte? Mi pare che per Lei la musica sia qualcosa di assoluto - "absolute Musik", come si dice in tedesco.
     
    ET - Delle numerose interviste rivoltemi durante il corso degli anni soltanto dagli Stati Uniti ho ricevuto soddisfazioni da parte di uno studioso di nome Thomas Swan, ma lei adesso lo ha senz’altro superato toccando sempre i tasti giusti. Allora le dirò che il Musicista compositore è uno scienziato e in quanto tale una parte del suo lavoro lo passa in laboratorio a fare esperimenti.
    E’ vero ho passato anni a credere che la mia estetica era orientata alla musica assoluta; ab-soluta, ovvero che non si solve nè coagula, per richiamare gli alchimisti, con nessun' altro attributo a lei estraneo.
    Mi accanivo contro la limitatezza del pensiero verbale, ritenendolo fuorviante e inattendibile per una vera conoscenza. E quindi nonostante le migliaia di parolone scientifiche che studiavo in libri pesantissimi portandomeli anche in spiaggia accanto agli studiosi di cruciverba di cui sopra, rimanevo sempre insoddisfatto e frustrato; e allora dopo l’ennesima lite con professori di psicologia dai quali non apprendevo nulla - anzi ricordo che mi trovai in una imbarazzatissima situazione in cui ero io, ventenne, a dover insegnar loro qualcosa - dopo l’ennesimo scontro che si concluse con una lite in sede d’esame con un docente di psicologia dinamica dell’ ateneo fiorentino, il quale in seguito venni a sapere fu denunciato e condannato per gravi violazioni al codice universitario peraltro di quello italiano già corrotto di suo, decisi che dovevo abbandonare le parole e cominciare ad istruire la mia conoscenza unicamente in parametri musicali e riuscii non senza difficoltà ad entrare in conservatorio. Ad un certo punto della mia carriera di studente di musica abbandonai queste intransigenze e provai a mescolare sperimentalmente soli testi di grandi poeti alla mia musica e il risultato mi parve più che buono purché io seguissi però alcune regole rigide di condotta estetica molte delle quali avvolte da meccanismi imperscrutabili e misteriosi. Mi accorsi poi che oltretutto la fatica creativa era dimezzata perché come dicevo prima per la scultura di Michelangelo, la musica è già espressa nei concetti dietro le parole, mentre lavorando ex nihilo lo sforzo creativo è appunto duplice.
    Ho scritto dunque sei canzoni su testi di Shakespeare, William Blake, Dylan Thomas, Charles Bukowski, Edgar Allan Poe ed Ezra Pound; le ho chiamate English Songs e le eseguo direttamente io alla chitarra in comunione con la superba voce del Soprano Rachael Jane Stellacci di madrelingua inglese di origini australiane. Dunque mio malgrado oggi mi ritrovo a lavorare molto su musica per niente assoluta. L’argomento dicotomico pensiero verbale / pensiero musicale nasconde tanti altri segreti e non le nascondo il desiderio di voler musicare testi di Dante per comprenderli meglio. Sarebbe un’operazione delicatissima perché l’italiano è una lingua già musicale di suo e sono convinto che non si piegherà facilmente al pensiero musicale per quanto sovrordinato gerarchicamente a quello verbale e per quanto altissimamente poetico.
     
    MR - Bello, Igor Stravinsky era interessato a collaborare con Dylan Thomas. Se la musica è più della lingua o della letteratura: su un piano più alto, Lei direbbe che la fede è più alta dell'arte in generale (vedi Hegel)? Se sì, in che senso preciso è più alta o preziosa?
     
    ET - La Sua domanda qui risente anche indirettamente delle classificazioni che nel migliore idealismo tedesco pone blocchi distinti come l’ arte, la religione, la filosofia, le scienze e l’essere umano che riflette sui rapporti che intercorrono tra di loro, spesso col significato sott’inteso che se uno segue una cosa non segue l’altra. Oltre a Hegel da Lei menzionato cito solo sull’argomento la Critica del Giudizio di Kant nonché l’ aut-aut di Kierkegaard. Ecco la mia visione gnoseologica generale respinge un aut-aut per un et-et. E comunque il crescendo delle sue domande non poteva che toccare infine l’argomento religione, beh in questo momento della mia vita sono più che pronto a rispondere.
    La Musica è una forma religiosa di conoscenza da sempre. La comunicazione degli angeli con Dio avviene attraverso un canto incessante. Ovviamente tra i lettori ci sarà chi non crede in Dio.
    E a costoro dico: non siete voi che decidete se credere in Dio; è Dio che decide se credere in voi. Io per anni ho commesso un grosso errore di superbia credendo che la Musica avesse di per sé una fonte teodicea. In altre parole facevo troppo il ganzo grazie al dono della Musica che avevo ricevuto senza fare i santi conti con chi me lo aveva elargito. Ho pagato caro questo errore, ma mi sono ricreduto. Tutte le forme di conoscenza derivano da Dio. E’ Dio che ci permette di conoscere le cose del mondo, e Dio è il vero essere razionale par exellence, non la realtà come sosteneva Hegel. Ribalterei il suo celebre motto in queste paroli: "Was vernünftig ist, das ist göttlich; was göttlich ist, das ist vernünftig." Hegel stesso, nella sua Vita di Gesù, voleva reificare le sue gesta, ha scritto un libro come fosse un documentario sulla religione ai tempi di Mao Tse-tung in Cina. Non è vero che le scienze “positive matematiche" emerse dal buio dogmatico religioso del medioevo hanno liberato l’uomo dal caos dell’irrazionalità. Non credeteci, è fake news!
    Io vivo nella città che avrebbe respinto queste presunte tenebre con il cosiddetto Rinascimento e invece respiro ogni giorno l’aria della Bellezza Sacra che avvolge Firenze. I Medici erano credenti con rosario alla mano. Dio ha sventato la congiura dei Pazzi che nomen omen eran così pazzi da commettere un omicidio urbi et orbi proprio dentro la Chiesa di Santa Maria del Fiore, ovvero la mia chiesa dove vado oggi, tutte le domeniche a messa cantando con Schola Cantorum Gregoriana.
    La grossa tenebra che rende ancora più folle l’epoca moderna invece è proprio l’allontanamento dalla grazia di Dio. Se ci stupiamo dell’avanzamento tecnologico dalla lampadina a internet, lo si faccia pure, ma non si creda che sia stato l’allontanamento della psiche (che in greco significa anima) dell’uomo da Dio che lo abbia cagionato. L’uomo provi riavvicinarsi a Dio e altro che internet otterrà dalla Sua infinita bontà.
     
    MR - Sì, Firenze ha dato al mondo molti personaggi illustri, tra cui Verrocchio, Cellini e Machiavelli (importante per il mio pensiero politico). Diamo un'occhiata a questa affermazione: Nel 2015 il Papa Benedetto XVI ha detto che la tradizione musicale dell'Occidente cristiano è unica e non si trova altrove nel mundo. Conosciamo argomenti simili sulla filosofia e sulla letteratura. Il Papa tedesco sembra implicare che solo la fede cristiana abbia reso possibile questa tradizione. Cosa Lei direbbe ai molti critici di sinistra che dicono che questo non è vero, una "attitudine eurocentrica", come dicono di solito?
     
    ET - "Touché", sig. Roggo! Lei lancia la freccetta da lunga distanza e colpisce al centro del bersaglio!
     
    MR - Grazie per il complimento che invoca l'arte del tiro con l'arco. Questo è proprio il mio modo di pensare. Inoltre, non sono veramente lontano dalla predilezione tedesca per il cupo, come Lei ha detto sopra. Ma continuiamo adesso, se vuole ...
     
    ET - Volentieri. Diciamo prima che la crisi terribile della Chiesa cattolica arriva oggi a creare uno scisma mai visto che vede una minoranza crescente di fedeli che segue papa Benedetto e non Francesco. I gruppi più estremi arrivano a sostenere che Francesco è la realizzazione del terzo segreto di Fatima ovvero Satana che si appropria del Vaticano. Per smorzare i toni diciamo con una battuta che il Papa antipatico è diventato simpatico e viceversa, ma c’è poco da scherzare nella casa dell’ecclesia. Tutti sanno che Benedetto è un intellettuale straordinario pochi sanno di straordinario ha anche la conoscenza della Musica - santificare ad esempio la compositrice Ildegarda di Bingen è stata una bellissima mossa.
    Le sante parole di Benedetto XVI hanno fotografato gli accadimenti culturali dei recenti millenni. Di complessi di superiorità eurocentrici non ne vedo nemmeno l’ombra per un semplice dato, che l’odierna Israele, la cosiddetta Terrasanta da dove questa tradizione culturale ha origine, che cos'ha di europeo? La posizione è normalmente definita dai geografi come medioriente. Certo il mare che bagna quella terra è tutto sommato lo stesso mediterraneo che bagna anche Grecia e Sud Italia, ma qui non è una gara a spaccare il capello in due o il globo terraqueo in quattro. Che una zona del Creato serva da modello per altre zone non è scandalo né errore. I complessi di superiorità esistono eccome, ma non sono perniciosi quanto quelli di inferiorità, Erich Fromm ci ha imbastito un intero sistema psicologico su questi argomenti.
    Sa cosa le rispondo in definitiva per far innervosire ancor più le signorinelle della ragion grulla? Le cito il poeta James Douglas Morrison che immortalato nella song “When the Music’s Over" urla disperato il più bel Kyrie Eleison dei tempi moderni con quel “save us Jesus” dell’incisione in studio (The Doors). Nell’album precedente finiva la canzone “The End” con un’affermazione placida: the West is the best. Penso che questo possa essere discusso in modo obiettivo.
     
    MR - Certamente, questa domanda non può essere affrontata in un piccolo paragrafo. E poi ci sono i ruoli culturali e politici speciali di Francia, Germania e Inghilterra in Europa, il che rende la discussione ancora più complicata.
     
    ET - Esatto, ben detto. Da mia parte non posso e non voglio mettermi nella condizione di negare l'importanza dell'Europa e delle nazioni di cui parla.
     
    MR - Parliamo di arte, l'argomento del mio blog su questo portale. Le ho mostrato una citazione di Karl Jaspers (1933). In esso il filosofo diceva che l'arte del suo tempo era una tecnica senza un messaggio interiore, un corpo senza anima, senza idea unificante (parole mie). Jaspers ha addirittura usato la parola "caos". Qual è la differenza tra la vera Arte e l'arte che è vuota dentro e senza vita? Non stiamo parlando di cultura popolare qui, ma di diversi tipi di arte che si vedono "seri".
     
    ET - Prima Le ho citato Binswanger, Jaspers era un'altro pensatore interessante che si muoveva su orizzonti simili. Direi che quel che affermavo per il primo psichiatra ribadisco per il secondo. Durante le follie culturali del ’900, perché di questo si sta parlando, non tutti si piegavano alle logiche isteriche estetiche che volevano invertire il bello con il brutto. La psichiatria più avanzata ovviamente si ribellava a tali nefandezze. Purtroppo queste per quanto prestigiose erano voci isolate che non riuscivano a fare la differenza. Le estetiche distruttive del '900 soprattutto durante e post guerra non hanno niente di serio. Sono un coacervo di elementi grotteschi e sinistri e qui il bambino lo puoi anche buttare insieme all'acqua sporca. È stata solo una massa maligna di idee malsane con cui non si scende a patti: la si estirpa e basta.
     
    MR - Concludiamo con una grande sintesi, caro Maestro. Considerando tutti gli aspetti che abbiamo toccato nella nostra bella conversazione, cosa Lei indicherebbe come "significato della vita", diciamo per persone sensibili ed istruite nella nostra epoca irrazionale ed ideologica?
     
    ET - Il difficile non è coglierne il significato, almeno personalmente credo di averlo compreso. Il difficile è esserne al centro di questo "significato". Il sole dovrebbe essere il nostro riflettore al centro della scena di Dio. Invece nelle nostre azioni e nei nostri pensieri il buio pestifero è in costante attacco. Goethe diceva "Wo viel Licht ist, ist starker Schatten" (Dove c'è molta luce, c'è un'ombra forte). In questo senso le tenebre umane sarebbero giustificate, ma non è così. Al povero Nietzsche (chi ha imitato questa frase) e ai poveri Nicciettini che spuntano come funghi sempre nuovi e velenosi bisogna dire che di morto oggi c'è solo la loro filosofia finita all'inferno insieme ai tanti mefistofelici nichilismi. Dio è vivo, onnipotente e sommamente buono. Ascoltate la Sua Musica e la Sua Luce colma di Giustizia (divina iustitia), non risparmierà nessuno.
     
    MR - La ringrazio per questa ricca e sincera conversazione, stimato sig. Torrente. Sono sicuro che i nostri lettori avranno trovato qualcosa degno di essere ricordato. Le auguro tanto successo con i Suoi progetti musicali, caro Maestro!